Sul “metodo” Montessori – perché le informazioni che circolano non sono veritiere

Urge una precisazione sull’uso delle parole “metodo Montessori”, in quanto spesso a lezione veniamo richiamati a non utilizzare questa accezione quando ci riferiamo al corpus di conoscenze che Maria Montessori ha riunito e ci ha lasciato in eredità.

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Negli incontri, nelle pubblicità, nel parlare comune, oggi che il nome Montessori anche qui in Italia sta nuovamente rimbalzando sulle bocche e nei cuori dei genitori e degli educatori, ci si riferisce al “metodo Montessori”. Ma è fuorviante, è fortemente fuorviante, e adesso condivido anche il motivo per cui lo scrivo:

“[…] ciò che, invece, sembra meno conosciuto e sorprende è il metodo che da sempre il bambino utilizza per creare i caratteri e le qualità dell’uomo. […] Non era meraviglioso il fatto che i bambini imparavano; ma era meraviglioso e stupefacente il modo della loro attività, in cui si rivelavano fenomeni dei quali non si poteva supporre l’esistenza.” (Montessori a cura di A. Scocchera, 2002)

Ecco perché. Il metodo cui si riferiva Maria Montessori non è il suo insieme di osservazioni, scoperte, connessioni sul ‘nuovo bambino’, come lei lo chiamava: il metodo a cui lei si riferiva – e che personalmente cambia radicalmente il punto di vista della questione educativa – è proprio IL METODO CHE IL BAMBINO USA per costruire se stesso, per raffinare le qualità proprie che appartengono già all’uomo che è in lui.

Oggi una compagna di corso durante una condivisione ha sottolineato un aspetto che anche a me ha colpito: come si usino parole pregne di significato, cariche, come “disciplina“, “libertà“, “libera scelta“, “autonomia“, “concentrazione” riferite ad uno stato ‘naturale’ del bambino, che lui può manifestare se accolto e sostenuto dall’adulto nell’interazione con un ambiente ‘scientificamente preparato’. Qualità di fronte alle quali la coscienza dell’adulto non ancora pienamente realizzato trema.

Il metodo del bambino nel caso in cui si trovi di fronte a delle ostilità è quello di mettere in atto dei meccanismi di difesa, che nella visione del pensare comune fa parte dell’essere bambino:

“Quasi tutte queste manifestazioni superficiali provocate sono oggi conosciute come caratteri della mentalità infantile; e così l’intelligenza rimane abbandonata a se stessa nell’epoca più delicata della crescenza, quando condizioni esterne adatte potrebbero permettere la sua forte costruzione. La instabilità dell’attenzione, la impossibilità di un esercizio costante che sia vero lavoro, e quindi l’abbandono al giuoco e all’ozio dei giocattoli; il fantasticare vano che empie d’illusione la mente immatura e tenera, e fa costruire al piccolo bambino il ‘bel mondo della sua così detta immaginazione”, l’incapacità di coordinare i movimenti a scopi utili (esagerata dal falso aiuto dell’adulto che agisce in tutto pel bambino), e che sprofonda la preziosa energia vitale dell’infanzia nel disordine dei movimenti, aprendo le vie a esplosioni convulsive (accessi di rabbia) sono oggi generalmente il ‘quadro di vita iniziale’ dell’uomo.

Sono inglobati a quelle caratteristiche dell’intelligenza i caratteri morali: l’egoismo, l’eccessiva passione alla proprietà di cose materiali, che porta i bimbi al litigio e alla reciproca offesa; la prevalenza dei bisogni della vita vegetativa, la bugia, la paura del buio, la timidità, la disobbedienza, i capricci.Tutte queste manifestazioni sono ‘naturali e normali’ solo perché è naturale e normale la difesa. Ma appartengono senza eccezione ‘alla superficie dell’anima’”. (Montessori a cura di A. Scocchera, 2002)

Ma un bambino che non abbia bisogno di difendersi, un bambino profondamente amato, compreso, tenuto nella mente e nel cuore di coloro che si prendono cura di lui, contattato con rispetto, osservato come si osserverebbe la meraviglia di un miracolo di vita (quale per me è), forse osservato con gli stessi occhi stupiti e innocenti del bambino ma uniti e connessi al cuore, alla mente e allo spirito di un adulto, lasciato libero di scegliere le sue attività, e di seguire il suo ritmo, e di sviluppare ogni suo intento e soddisfatto nei suoi bisogni… un bambino così, quale metodo manifesterebbe? Quale metodo userebbe per costruire se stesso, modellandosi sullo spirito che incarnato ha preso forma terrena nell’embrione che è stato e nel bimbo che si manifesta? 

Di questo parlava Maria Montessori… e io non posso far altro che commuovermi, perché sento l’urgenza di alzarmi e parlarne con più persone possibili, il bisogno di cercare e di studiare e di conoscerne di più, sento la vita che mi vibra dentro che risuona con questi concetti, sento l’impulso ad assimilare, digerire, nutrirmi e condividere con altri questo ben di Dio. E questo ho fatto anche oggi: grata, sempre.

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